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I Marzotto della Jolly Hotels Di errore in errore 10/07/2004 - batch La famiglia Marzotto non finisce mai di stupirci, sarà perché sono numerosi, sarà perché il “Grande Pietro” qualche anno fa aveva avuto il “coraggio” di dire di no a Mediobanca (fusione Marzotto – HdP), sarà perché, pur essendo “blasonati”, non vogliono fregiarsi del titolo, sarà perché hanno il coraggio di cambiare idea (vedi quanto accaduto nell’ultima assemblea delle Industrie Zignago – altro ramo della famiglia), ma quanto sta accadendo nel ramo che controlla Jolly Hotels ci lascia veramente perplessi e stupiti di come gestiscono, per quanto riguarda gli appuntamenti e le decisioni delle società con azionisti terzi (quotate e non quotate), che abbiamo deciso di raccontare ai nostri affezionati visitatori le ultime di cui sono stati protagonisti.
Ad onor del vero la famiglia Marzotto, essendo nel nord-est, essendo fuori mano, non avendo mai azionisti che vanno a vedere le carte e cosa fanno, hanno sempre pensato di fare sempre tutto in “famiglia”, ma appena qualcuno va a vedere ne vengono fuori delle belle. Ricordo ancora, qualche anno fa, quando, dalla sola lettura del verbale dell’assemblea della Marzotto (altro ramo della famiglia), si ebbe a scoprire che un Amministratore portava pacchetti di azioni per delega (ovviamente il Codice Civile è un optional per chi controlla la Società). Il Collegio Sindacale (erano altri tempi anche se oggi non è cambiato di molto ma stanno più attenti) si arrampicò sui vetri per tentare di dimostrare l’indimostrabile e non ritenne che la cosa fosse nemmeno censurabile (bastava una tiratina d’orecchi, ma nemmeno quella fu data). Venendo a questo ramo della “Famiglia”, per chi non lo ricordasse o non lo sapesse, è quello della Marzotto che ha sposato un Zanuso. All’assemblea del 10 maggio 2002 della Jolly Hotels (più comunemente conosciuta come Italjolly) non venne distribuito alcun dividendo alle azioni di risparmio nonostante il bilancio avesse chiuso in utile e nonostante lo statuto preveda che la Società debba distribuire il dividendo alle azioni di risparmio in presenza di utili. Con ogni probabilità i “grandi consulenti” della Italjolly, che di grande probabilmente hanno solo la parcella, con molta arroganza ritennero che potevano disattendere le richieste che provenivano da chi, per loro, non contava nulla. Fatto sta che non venne distribuito dividendo alle azioni di risparmio, al che il rappresentante comune degli azionisti di risparmio convocò un’assemblea della categoria per farsi dare il mandato di impugnare la delibera. Venne anche deliberato in tale assemblea (azioni di risparmio) di costituire un fondo (Euro 80.000) e di remunerare (lautamente rispetto il passato) il rappresentante comune. A questo punto la Società verificato che la categoria degli azionisti di risparmio aveva perfettamente ragione convoca un’assemblea per il 12 agosto dove propone di deliberare la distribuzione del dividendo alle azioni di risparmio. Quale fu l’enorme stupore nello scoprire (non l’avevamo verificato prima) all’assemblea che le azioni di risparmio erano ben (udite, udite!!!) 44.801 e che tutto il contendere (assemblee, impugnative, riconvocazioni, predisposizione documenti, consulenti che per giorni studiano mosse e contromosse, ecc. ecc.) si riduceva al fatto che gli Amministratori non avessero voluto distribuire quanto dovuto per la “fantastica” cifra di Euro 4.480,1 pari a poco più di 8,6 milioni di vecchie lire. Vi rendete conto cari visitatori del sito che gli amministratori hanno speso qualche centinaio di milioni (cifra senz’altro in difetto) per non distribuire Euro 4.480,1 agli azionisti di risparmio. All’assemblea del 12 agosto chiedemmo che si verificassero le responsabilità e chi ha sbagliato rifonda completamente la Società di tutti i danni avuti sia in termini economici che di immagine. La “querelle” però non è finita in quanto altre assemblee sono convocate ed altri contenziosi sono in essere, sempre con gli azionisti possessori di azioni di risparmio. Non contenti di ciò, il ramo Zanuso della Grande Famiglia Marzotto, ne combina subito dopo un’altra con la Jolly Hotels Italia. Per chi non lo sapesse la Jolly Hotels Italia deriva dalla fusione della Jolly Hotels Italia e Albergo Touring. Prima della fusione hanno tentato di acquistare tutte le azioni dagli azionisti terzi di Albergo Touring, non riuscendoci hanno provveduto a fondere la Società in Jolly Hotels Italia, vendere gli immobili alla Jolly Hotels, a diminuire il capitale sociale (capitale esuberante) restituendo ai soci una parte del capitale (poco più di 270.000 delle vecchie lire per ogni azione) e quindi mettere in liquidazione la Società. Ovviamente le assemblee non si tengono più a Milano, pur essendo ancora lì la sede legale, ma si tengono a Valdagno. L’unico azionista terzo che si interessa ancora della Jolly Hotels Italia (era socio della Albergo Touring), legge la convocazione dell’assemblea per il giorno 29 ottobre 2002 e si stupisce nel leggere quanto segue: Hanno diritto di intervenire in assemblea gli azionisti che, almeno cinque giorni prima del termine fissato per l'assemblea, abbiano depositato i certificati azionari presso: - Sede amministrativa di Valdagno (VI), via Bellini n. 6; - Banca Nazionale del Lavoro, filiale di Vicenza. Ovviamente, nonostante l’abbia più volte richiesto nel passato ed abbia avuto assicurazioni in merito, non gli mandano preventivamente il bilancio, probabilmente pensano che gli sia sfuggita la convocazione. Avendo poi i certificati cartacei in casa, non depositati in banca, decide, 6 gg. prima dell’assemblea, di andare personalmente a depositare i titoli al fine di poter partecipare all’assemblea, non ovviamente a Valdagno o alla Banca Nazionale del Lavoro filiale di Vicenza, ma, come previsto dalle Leggi vigenti, presso la sede sociale. Presso la sede sociale nessuna disposizione, non c’è il bilancio (l’assemblea è convocata per l’approvazione del bilancio al 30 giugno 2002) e nessuna disposizione per ritirare le azioni, gli viene detto che bisogna rivolgersi a Valdagno. Nel pomeriggio, così gli era stato promesso, sarebbe stato contattato da un responsabile, nulla di ciò accade, pertanto il nostro Socio non può far altro che inviare una denuncia al Collegio Sindacale e anticipare tale denuncia via fax. Passano altre 24 ore e, in pratica dopo due giorni, il nostro socio prima riceve la telefonata dell’interlocutore, con cui aveva colloquiato nel tentativo di depositare i titoli ed esaminare il bilancio, poi successivamente una raccomandata anticipata via fax in cui si afferma che i documenti c’erano ma che per un disguido l’interlocutore non lo sapeva, che comunque doveva depositare i titoli come indicato nell’avviso di convocazione o a Valdagno o presso la BNL di Vicenza, ma che comunque (crediamo in un eccesso di bontà) l’azionista Italjolly non si sarebbe opposto alla partecipazione all’assemblea con contestuale deposito in quel momento delle azioni. Ovviamente, è bene sottolinearlo, i dettami IMPERATIVI del Codice Civile e delle Leggi attualmente in vigore, sono degli “optional”. Il nostro socio non partecipa all’assemblea, ma anche in questo caso, qualcuno con più buon senso dei “Grandi Consulenti” ha consigliato di mandare deserta l’assemblea sia in prima che in seconda convocazione e pertanto siamo in attesa della riconvocazione anche perché il bilancio deve essere approvato. Pensate che nel frattempo abbiano provveduto ad inviare e/o a far pervenire al Socio il bilancio? Nella maniera più assoluta!!! Appena avremo visto la riconvocazione dell’assemblea provvederemo a pubblicare i documenti “ufficiali” (lettere, risposte, ecc.) che permetteranno ai nostri visitatori di toccare con mano questi imperdonabili errori del ramo Zanuso della Famiglia Marzotto. Possiamo pertanto ben affermare che questo ramo continua imperterrito a passare “di errore in errore”. Arrivederci a presto. Carlo Fabris categoria: Le Società ... fatti e misfatti | fonte: propria |
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